La TeFFIt su Rai 3 a Geo&Geo

Tempo di lettura: 8 minuti.

La Teffit su Geo&Geo per parlare in maniera scientifica delle Terapie Forestali e delle Immersioni in Foresta e di come queste possano rappresentare una grande risorsa sanitaria per stare bene in foresta, attraverso comportamenti e azioni idonee.

Di seguito potete vedere l’intervista che in diretta la Dott.ssa Piras, coordinatrice del Comitato Tecnico Scientifico, ha rilasciato su Geo:

Il Testo dell’Intervista:

Oggi sappiamo che gli alberi mitigano i danni da inquinamento e che frequentare aree alberate ci rilassa e ci rigenera, in particolare dalla fatica e dallo stress.

Quindi nelle Terapie Forestale vengono proposte attività di per sé salutari, come l’esercizio fisico, in ambienti verdi, allo scopo di ampliarne i benefici. Per la facilità di accesso, queste possono essere svolte anche in parchi e giardini urbani. Si tratta sempre di attività guidate, quindi l’attenzione va posta sulla professionalità degli operatori coinvolti, evitando le improvvisazioni. Contemporaneamente si sta diffondendo anche la pratica delle Immersioni in Foresta.

Per comprenderle bisogna però cambiare completamente prospettiva e non considerare le foreste soltanto come terreni ricoperti di alberi.

Le foreste sono intricate trame viventi, dove miriadi di creature convivono, intrecciando fitte relazioni. Entrando in una foresta che si è evoluta naturalmente non respiriamo solo aria buona, ricca degli olii essenziali degli alberi, ma veniamo avvolti da un’infinità di biomolecole, da spore e pollini, da suoni, forme e colori, che rappresentano in realtà uno dei tanti segnali con i quali le creature dei boschi comunicano e interagiscono tra loro. Entriamo in contatto fisico con un fitto chiacchierare, con un costante interscambio di molecole preziose che salgono dal suolo, emergono dal sottobosco, e persino da un’infinità di microbi alleati della nostra salute. E naturalmente dagli alberi, specialmente quelli vetusti, che sono i grandi orchestratori di questo dialogo antico e affascinante.

Immergersi in foresta significa allora entrare consapevolmente in contatto con l’intera ricchezza di salutare biodiversità che la popola. Questo è possibile perché noi esseri umani ci siamo evoluti in Natura, nelle foreste sapevamo come sopravvivere e curarci e il nostro corpo possiede ancora le capacità adattive per farlo.

Per riattivare questi meccanismi fisiologici non serve tornare a comportarci come uomini primitivi ma non è neppure opportuno riprodurre attività strutturate per altri scopi. Sempre più studi scientifici descrivono come l’atteggiamento migliore sia quello di lasciare che corpo e mente vaghino tranquillamente nella foresta.

Vagare significa soprattutto esplorare senza fretta e non porsi obiettivi immediati ma lasciarsi invece attirare anche da particolari apparentemente insignificanti, che però fanno sentire meglio il nostro corpo.

In questa fase, Conduttori esperti possono inizialmente accompagnarci ad esplorare un grande albero ma anche piccoli spazi circondati da ginepri o morbidi letti di foglie che odorano di funghi. Tornare alla natura significa ritagliarci una nostra nicchia ecologica, riscoprirci capaci di dialogare con essa, ritrovare prezioso il tempo che trascorriamo con lei. Così, se l’esperienza immediata è quella di sollievo, rilassamento, rigenerazione sia fisica sia psicologica, soprattutto dallo stress al quale siamo ormai costantemente sottoposti, col tempo i benefici sono molto più grandi.

Fisicamente è stato visto che le foreste agiscono in particolare sull’infiammazione che è l’elemento concausale comune a gran parte delle patologie croniche, dal diabete all’ipertensione, dalle malattie allergiche e autoimmuni sino ad alcune patologie tumorali. Si è visto che il semplice vagare in foresta evolve nel tempo, non solo migliorando la nostra capacità di interagire con essa, ma anche ispirando soluzioni per migliorare le nostre abitudini e per risolvere nostri problemi. Tuttavia, le persone che non hanno mai instaurato una relazione profonda con la Natura selvatica, inizialmente preferiscono ambienti più aperti e ordinati, traendone soprattutto benefici psicologici.

Ma col tempo, via via che interagiscono con la Natura, che imparano a conoscerla e ne scoprono la trama, preferiscono luoghi più evoluti e complessi dove trovare il proprio angolino che li fa sentire meglio anche fisicamente. Può essere un luogo ombroso, magari ricoperto di edera e nascosto dalle felci, oppure la riva di un ruscello con massi tappezzati di muschi, o un terreno soffice dove dal suolo salgono effluvi profumati e salutari.

Perché ciascun ambiente ha caratteristiche specifiche e ogni persona tende a scegliere quello che è più benefico per se stessa, persino a seconda di come si sente in un dato momento, se ha mal di testa, il raffreddore o è particolarmente affaticata.

Un bosco selvatico è come un grande ambulatorio polispecialistico dove ognuno può trovare ciò che meglio lo cura, oltre a gentilezza, meraviglia e conforto che, se sono offerti, vengono ricambiati. Va infine sottolineato che se non è difficile identificare i boschi adatti alle immersioni in foresta – esistono strumenti in grado di valutare la ricchezza e la qualità di biodiversità di un bosco e altri in grado di misurare le molte molecole benefiche in tutte le stagioni e nei differenti microhabitat– l’importante è invece trovarne nelle vicinanze di ciascuno e poi, appunto, preservarli.

Per colmo, chi è diventato capace di percepire su di sé gli effetti fisici di un bosco sano, riconosce poi al volo una foresta degradata e impoverita e si rende conto che non può trarne giovamento, anzi, talvolta soffre insieme a lei. Per fortuna, una conseguenza fantastica delle immersioni in foresta è che, quando le persone capiscono che il Bosco è completamente saturo di vita, che i cicli di ciascuna creatura sono indispensabili a tutte le altre, quando si accorgono della fragilità di un bulbo di orchidea selvatica o l’importanza di un formicaio o quanta vita nutre un tronco morto a terra, diventano delicate, si adoperano per salvaguardare tutto ciò che le circonda, attendono con trepidazione che le loro attenzioni abbiano davvero aiutato il bosco.

L’uomo, come tutti i mammiferi, è un animale accudente e l’istinto ci porta a prenderci cura di ciò che amiamo e farlo ci fa a sua volta sentire meglio, ci appaga e ci gratifica. E ci fa tornare più spesso e volentieri nel nostro bosco, che potrà curarci sempre meglio mentre noi ci prendiamo cura di lui.

Se ogni persona potesse prendersi cura e lasciarsi curare da un bosco, starebbe sicuramente meglio anche il nostro pianeta.

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